Strumenti di divinazione: le 3 sortes divinatorie di Fornovo Val di Taro (Parma)

Le III sortes divinatorie di Fornovo Val di Taro (Parma) oggi al museo archeologico nazionale di Parma, sala dei centri minori dell’Agro Parmense CLE/Pad. 8a-c
Le 3 sortes rinvenute a Fornovo Taro

 

Le tre sortes énee (sors al singolare) furono rinvenute nel 1868, presso lo scavo di un edificio romano innanzi alla pieve romanica di Santa Maria Assunta a Fornovo Val di Taro (Parma), fortemente ossidate.

Le sortes sono asticciole iscritte su tutte le loro 4 facce, utilizzate nella disciplina della divinazione (cleromanzia): ogni sors riguarda uno specifico argomento, sul quale un domandante richiede un responso. La sors adeguata veniva gettata (o pescata da un’urna) e a seconda del responso il divinatore (sortilego) forniva una risposta (solitamente abbastanza generale da permettere un non grossolano errore).

Per Cicerone (De Divinatione, LVI 127) questo tipo di divinazione

è chiamata artificiale, basata sull’esame delle viscere, dei fulmini, dei prodigi e dei segni provenienti dal cielo

 

Le 3 sortes di Fornovo

 

La loro datazione è all’ultimo secolo della repubblica (II a.c.) sia per motivi linguistici ed epigrafici, e sono tra i testi metrici iscritti più antichi della Regio VIII (Aemilia).

Dimensioni: 0,5/0,6 in altezza, 16,5 9 e 13,5 cm in larghezza per faccia.

Testo (solo a è in buone condizioni per la lettura):

a) [Quid] nunc consoltas? Quiescas ac vi[ta f]r[u]ari[s]

[Vit]am con[de]cora : mo[rt]em procul aps te hab[ebis]

[N]on potest prius mortem adficier, quam venerit Fa[tum]

[Magnis ex t]aed[i]is valetudo ostenditur [ma]gn[a]

[Perché] adesso chiedi consiglio? Stai tranquillo e goditi l’esistenza

Dà decoro alla vita: terrai lontana da te la morte

Non si può incontrare la morte prima di quando giunga il momento stabilito

[Da gravi] disturbi si manifesta una grave malattia

b) [—] melius [—]

[— t]aediis ho[—]

[Stultus qui] tum[i]de lucrum quaesivit su[rdum]

[—]ri [p]rotendit turbam [m]agnam

[—] meglio [—]

[— con/da?] fastidi [—]

[E’ stolto chi] ha cercato affannosamente il gretto profitto

[—] amplia il grande scompiglio

c) [— fu] giesque eam sempr[er —]

[— fe]ret quae ante sterilis fuit

[—]um reddedit qu[—]

[— an?]imi excru[ciati?]

[—] e sfuggirai sempre da lei [—]

[—] genererà colei che fin allora fu sterile

[— un figlio?] generò (?) [che? —]

[—] di un animo (?) tormentato (?)

a) sembra essere legata al tema della vita e della salute ed alle controparti morte e malattia; l’invito al fruire di ogni istante (il famoso carpe diem) è esplicito

b) sembra riguardare il profitto (lucrum), ma ciò che se ne ricava è davvero marginale

c) sembra essere rivolta al mondo femminile e soprattutto alla sterilità

 

Fonte: Minerva Medica in Valtrebbia. Scienze storiche e scienze naturali alleate per la scoperta del luogo di culto.

 

Tacito (Germania 10, 1) dice

Se il responso è contrario, non si interrogano più le sorti, per quel giorno, sul medesimo argomento; in caso invece di segni favorevoli, si richiede un’ulteriore conferma degli auspici

segno, questo, che l’uso delle sortes era comune tra le culture dell’antichità.

In Italia, fu sicuramente quella Etrusca la cultura che più in assoluto si dedicò alla divinazione

Gli etruschi poiché sommamente religiosi immolavano vittime con zelo e frequenza particolare si dedicarono soprattutto all’indagine delle viscere ed all’interpretazione dei segni divini

(Cicerone, De Divinatione XLII 93)

tanto che pare che nulla venisse svolto senza prima la consultazione divinatoria e che quello etrusco fosse un mondo estrmamente necessitato nel suo quotidiano vivere.

Il mito etrusco narra che ad insegnare agli auguri la scenza divinatoria fu Tagete, dall’aspetto di bambino ma dalla saggezza un un anziano, che nacque da un solco arato dal contadino Tarconte; Tagete insegnò l’arte divinatoria agli etruschi, che raccolsero gli insegnamenti in libri.

L’interesse per il rinvenimento delle sortes a Fornovo nasce anche dal fatto che il loro trovarsi lì, in un edificio, potrebbe indicare la presenza di un tempio con funzione oracolare, dedicato secondo Luigi Malnati a Minerva Medica, il cui culto pare attestato in tutto l’arco appenninico.

Bibliografia:

LEGE NUNC, VIATOR… Vita e morte nei carmina Latina epigraphica della Padania centrale, a cura di Nicola Criniti, La Pilotta editrice, Parma, 1998

Minerva Medica in Valtrebbia. Scienze storiche e scienze naturali alleate per la scoperta del luogo di culto, a cura di Associazione “La Minerva” Gruppo di Ricerca Culturale – Travo, in Quaderni Archeologia dell’Emilia Romagna 19 

Salva

Salva

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *